L’anziano fragile e il suo sguardo che cambia

Le più grandi lezioni di vita si hanno dagli anziani: enciclopedie viventi di saggezza e amore.

Dietro quegli occhi, ci sono i ricordi di una guerra superata, una foto in bianco e nero, il bucato sopra le vaschette, i calzettoni lunghi, le scarpe sporche di terra e le ginocchia sbucciate.

Quanta vita c’è dentro quegli occhi, quanti racconti, quante lezioni di vita. Sembra di entrare in un film diverso, migliore.

Gli anziani ci insegnano che si può brillare anche stando in un angolo, sono gli uomini che hanno compreso, nel tempo, la virtù della pazienza.

Quella pazienza oggi si è trasformata in richiesta d’aiuto, in fragilità: che sia essa funzionale, cognitiva, psico-sociale o economica.

Dunque, queste diverse dimensioni vanno ad interagire assieme nei momenti di maggiore difficoltà, momenti come quello che stiamo vivendo legato alla pandemia.

Il Covid- 19 rientra in queste problematicità, un evento mentalmente e fisicamente impegnativo in cui ricevere assistenza diventa un po’ non sentirsi soli ad affrontare le problematiche quotidiane, oltre che un supporto importante per chi le vive.

Anche con attività rimodulate in funzione delle specifiche esigenze e nel rispetto dei protocolli anti contagio Covid, gli operatori dei Servizi gestiti da Consorzio Intesa, attraverso le Consorziate esecutrici, hanno proseguito la loro attività di assistenza e cura, con passione e dedizione, senza mai fermarsi.

Nonostante le restrizioni del caso, anziani, disabili e persone con disagi psicosociali presi in carico dai servizi di assistenza domiciliare e comunità alloggio, hanno ricevuto sostegno, cura, attenzioni e sorrisi velati dalle mascherine.

Concentrare gli interventi sui soggetti “fragili”, in questo particolare contesto storico, è per gli operatori un obiettivo sociale, oltre che sanitario e morale. L’isolamento, già di per sé, aggrava la situazione di disagio e malessere, a questo si associa anche la paura del contagio e di tutte le restrizioni che accentuano lo stato di ansia e di preoccupazione.

Durante il lockdown, la tempestività con cui questo virus ci ha colpiti, il non comprendere cosa realmente stesse accadendo nel mondo, né come ci saremmo potuti curare, ha generato un forma di terrore tale, da ricevere, richiesta di sospensione e/o rimodulazione dei servizi in funzione delle esigenze.

Cosa contraria è accaduta in questa seconda ondata, nonostante i contagi siano in aumento rispetto al passato, la richiesta sembra aumentare.

Il perché trova risposta nell’eccezionale impegno degli operatori e delle operatrici che anziché fare qualche passo indietro e limitare gli interventi, si sono rimboccati le maniche ed hanno affrontato con coraggio e professionalita’ le restrizioni, le difficoltà e le preoccupazioni, perseguendo in una causa n cui credono.

Le cose, rispetto a qualche mese fa, sembrano evolversi.

Non è più solo un’assistenza finalizzata all’aiuto pratico. Si ha più voglia di parlare, di condividere, di raccontarsi.

I risultati si vedono negli occhi e nelle scelte dei loro utenti, nel modo in cui hanno spontaneamente cambiato il modo di interagire.

“Un incontro di anime, ispirato dalla voglia di vivere appieno i rapporti umani e apprezzarli come un dono ”

Le conversazioni, variano da una reale e concreta richiesta di intervento, ad un’ importante richiesta di ascolto empatico del disagio. Le loro telefonate, soprattutto in questo momento storico, sono emozioni che fanno bene al cuore.

E proprio gli operatori, mai come in questo momento, cercano di far vedere loro la luce, di avere quella stessa pazienza che proprio gli anziani di oggi ci insegnarono, di sperare che presto si torneranno a festeggiare i compleanni, che torneremo a vedere i nostri sorrisi, che potremmo abbracciarci e che tutto, tornerà come prima.

Per questo, il lavoro quotidiano dei nostri operatori che mostrano grande resilienza e flessibilità adattando le prestazioni per garantire sicurezza negli interventi e non lasciare soli assistiti e familiari, diventa sostanziale. Il coinvolgimento dei familiari e la fitta rete di connessione creata, rende l’ambiente sorprendentemente sereno.

Una società che perde la generazione degli anziani, non perde solo cultura ed esperienza, ma anche forti punti di riferimento per il ruolo che l’anziano ha e deve avere nell’ambito sociale.

Dare attenzione alla fragilità significa avere una collettività migliore.