Il termine ebraico Shoah
significa una catastrofe. Una tempesta devastante, e probabilmente non ci sono
parole migliori per descrivere quella che fu una catastrofe non soltanto per
gli ebrei, ma per tutto il mondo. Non sappiamo se all’inizio la retorica di
Hitler fosse solo propaganda. Tutto quello che sappiamo è che, dopo anni di
atroci discriminazioni che rendevano la vita impossibile per gli ebrei tedeschi,
nel 1942 la Germania nazista adoperò spazi, uomini e risorse per mettere in
pratica ciò che i gerarchi nazisti avevano definito “la soluzione finale”: lo sterminio
di tutti gli ebrei con l’Olocausto, la forma di “sacrificio” in cui le vittime
venivano interamente bruciate.
Come ogni anno, il 27 gennaio si
celebra la Giornata della Memoria in cui si ricordano le vittime
dell’Olocausto. Per il diritto ed il dovere di fermarsi a ricordare. Perché
tutto questo non accada mai più.
Il 27 gennaio, i bambini del
Centro Diurno per Minori Lenola hanno celebrato la Giornata della Memoria. Le
operatrici hanno raccontato e discusso con i bambini riguardo l’importanza di
ricordare e di conoscere per non dimenticare. Difficile affrontare determinati
argomenti con i bambini ma le operatrici del Centro lo hanno fatto con
delicatezza, senza addentrarsi troppo nei particolari. Importante è stato che i
bambini abbiano avuto la loro guida e la loro presenza, nell’affrontare questi
temi; successivamente avranno modo di elaborare in autonomia ciò che hanno
visto e sentito, porsi o porci delle domande per capire e approfondire. Per far
capire loro il dramma che i piccoli ebrei della loro età hanno vissuto è stato
sufficiente che a parlare siano stati bambini come loro. Lo hanno fatto
leggendo questo estratto dal film “Il bambino con il pigiama a righe”.

 

Bruno: “Potresti venire a
cena da noi una sera, ti va?”
Shmuel: “No, io credo di no,
come passo la rete?”
Bruno: “Ma questa è per non
far scappare gli animali, no?!”
Shmuel: “Gli animali? No, è
per non far scappare le persone!”
Bruno: “Cioè, vuoi dire che
tu non puoi uscire? Perché? Hai fatto qualcosa che non va?”
Shmuel: “Io sono ebreo”

Lo hanno fatto con la visione di due cortometraggi adatti ad un pubblico di bambini.  E lo hanno fatto realizzando un cartellone dedicato alle vittime bambine, come loro, e tutte. Cartellone dal titolo: “Il giorno della memoria visto con gli occhi dei bambini”, su cui hanno impresso dei disegni da loro realizzati.



Hannah Arendt parlava di male,
nel suo libro “La banalità del male”. Il male dei totalitarismi. «Quel
che ora penso veramente è che il male non è mai ‘radicale’, ma soltanto
estremo, e che non possegga né profondità né una dimensione demoniaca. Esso può
invadere e devastare il mondo intero, perché si espande sulla superficie come
un fungo. Esso ‘sfida’ come ho detto, il pensiero, perché il pensiero cerca di
raggiungere la profondità, di andare alle radici, e nel momento in cui cerca il
male, è frustrato perché non trova nulla. Questa è la sua ‘banalità’. Solo il
bene è profondo e può essere radicale». Solo il bene è profondo e può essere
radicale. Ricordiamocelo.