Con il termine bullismo si
definisce il comportamento aggressivo ripetitivo nei confronti di chi non è in
grado di difendersi. I ruoli del bullismo sono così definiti: da una parte il
bullo, che attua comportamenti violenti fisicamente e/o psicologicamente e
dall’altra parte la vittima, che subisce tali atteggiamenti. La sofferenza
psicologica e l’esclusione sociale sono sperimentate spesso da bambini e
adolescenti che, senza sceglierlo, si ritrovano a vestire il ruolo della
vittima. Le principali caratteristiche che permettono di definire un episodio
con l’etichetta “bullismo” sono l’intenzionalità del comportamento aggressivo
agito, la sistematicità delle azioni aggressive e l’asimmetria di potere tra
vittima e persecutore, cioè uno squilibrio di potere tra chi compie l’azione e
chi la subisce, ad esempio per ragioni di età, di forza, di genere e per la
popolarità che il bullo ha nel gruppo di suoi coetanei. Si tratta di un’emergenza,
che può essere contrastata a partire dall’intervento a scuola.
 A seguito di episodi che si sono verificati
durante le ore di frequenza scolastica e anche, seppur in maniera lieve,
durante lo svolgimento delle attività pomeridiane tra i piccoli utenti del
Centro Diurno per Minori di Monte San Biagio, Il Centro ha organizzato, lunedì
scorso, con il maestro Riccardo La Rocca accompagnato da due assistenti e
alcuni suoi alunni per la dimostrazione, un’esercitazione in palestra con un
approccio alla disciplina del Taekwondo, arte marziale coreana, basandola
principalmente sull’autodifesa. Il maestro ha spiegato l’importanza della
difesa ma solo nel momento in cui si viene attaccati. Dunque, le discipline marziali
come disciplina sportiva nobile ed antica ma mai portatrici di messaggio di
violenza. Non pensate ad uno sport violento, la maggior parte di queste
discipline insegna proprio il contrario, cioè la tecnica, il rispetto, la
disciplina e l’autocontrollo, non calci e pugni a profusione.
Molti genitori dei bambini
frequentanti il Centro Diurno hanno assistito alla dimostrazione che ha visto
coinvolti i bambini e le operatrici del Centro, ed hanno espresso entusiasmo
per la bella iniziativa. I bambini sono stati felicissimi perché tanti di loro
non avevano mai avuto un approccio alle affascinanti arti marziali.
Grinta, è l’aggettivo con cui le
operatrici del Centro e i bambini hanno definito l’esperienza. Tutti erano
motivati e felici. Un sorriso impresso sul volto di ognuno, soprattutto sul
viso bambino di chi qualche episodio di bullismo lo ha vissuto in prima persona.  Un’attività costruttiva. Immaginate se ogni
bambino imparasse il rispetto, la cortesia e la disciplina che insegnano le
arti marziali.