La “lezione in tre tempi” è una tecnica strutturata ma semplice e coinvolgente. Per la sua riuscita, tre tempi. E poi: concisione, chiarezza, e una lezione obiettiva.

“Lezione in tre tempi”. Di cosa si tratta? Ce lo spiegano con un’attività di laboratorio i bambini dell’Asilo Nido Comunale “L’Ape Maia”, gestito dalla Cooperativa “Girasole” con il Consorzio Intesa.

Maria Montessori riprende il tipo di lezione inventato da Edouard Seguin e lo adatta all’apprendimento con molti dei propri materiali. Essa viene chiamata “lezione in tre tempi” e viene usata per l’introduzione di nuovi concetti, terminologie, nomenclature, suoni delle lettere o numeri, forme geometriche, colori. Con un’attività che ha previsto una “lezione in tre tempi”, le nostre apine hanno saggiato un altro modo per sviluppare il linguaggio, acquisire nuovi vocaboli e conosciuto e associato i nomi a frutta ed ortaggi.


Le nostre educatrici, dopo aver osservato i bambini, hanno scelto degli oggetti che hanno ritenuto capaci di interessarli e glieli hanno presentati: frutta ed ortaggi. Di qui, hanno proseguito con la “lezione in tre tempi”, secondo il metodo.


Inizialmente, attirata l’attenzione delle apine sulla frutta e gli ortaggi, ed essendosi sedute accanto a loro, hanno mostrato i cestini del materiale scelto. Estratti gli oggetti, hanno presentato, hanno indicato il primo frutto/ortaggio dicendo, ad esempio, “Limone”, sottolineando con voce forte e chiara la parola “limone”. Poi, hanno fatto lo stesso per gli altri frutti ed ortaggi, lasciando che i bambini manipolassero il materiale. Le educatrici hanno ripetuto più volte la parola chiave con modulazioni di voce diversa, ma sempre in modo chiaro.


La seconda fase è stata quella della verifica. Lasciato trascorrere qualche momento di silenzio tra la prima e la seconda fase, le educatrici hanno provato a vedere se i bambini avessero assorbito i nomi detti. “Dammi il pomodoro”, oppure “Qual è il pomodoro?”, ed hanno atteso la loro reazione. Risultato? Tutte risposte e associazioni corrette. Quasi tutte. Laddove qualche apina non abbia assorbito il concetto, non è stata certo corretta. Seguendo il metodo, si è provato con qualche altro frutto o ortaggio.


La terza ed ultima fase è stata un’ulteriore rapida verifica della seconda fase. Una domanda “secca”. “Cos’è questo?”, indicando l’uva, ad esempio. E i bambini, se assorbito il concetto, avranno risposto “Uva”. E “Uva” hanno risposto. La “lezione in tre tempi” è terminata con successo!!! Una “quarta fase”, quella della soddisfazione delle amorevoli educatrici, non è prevista dal metodo ma la gioia è stata tanta quando, poco dopo, durante la mensa, hanno sentito chiamare i bambini frutta ed ortaggi presenti nel piatto del giorno con il loro nome!